Orazio Angelo Pregoni

Indice

La Nascita della Condivisione
Dialogo sulla Bellezza
Dialogo sul Valore
Dialogo sull’Amore
Dialogo sulla Forma
Tempo di creazione
Storia di un grande amore
Sapori di casa
SalamiMan e l’autoerotismo
Visioni comuni

 

 

 

 

 

 

La Nascita della Condivisione

Rodoass, il culo onnipotente dalle ineffabili rotondità, si sentiva tremendamente solo all’alba del mondo.
“Non posso condividere le mie anali esperienze con nessuno, non posso odorare alcuna flatulenza se non la mia. Non ho nessuno che possa compiacersi dell’intensa e sublime intelligenza delle mie scorregge”.
Sempre più solo, Rodoass si circondava di una cappa di odori da lui stesso prodotti, parlando tra sé e sé e struggendosi per la sua desolata condizione. Quand’ecco, in un giorno di rarefatta nebbia, un’idea genianale lo scosse: avrebbe compiuto l’antichissimo rito della Scissione dei Sensi.
Dopo estenuanti ricerche presso una Biblioteca immaginaria (dove aveva raccolto tutte le opere che non aveva mai scritto) trovò la formula necessaria per scomporre il suo essere in quattro parti.
Il senso comune delle Divinità così generate sarebbe stato l’olfatto. Perché proprio l’olfatto? Rodoass riteneva che in fondo la più grande e liberatoria gioia della vita fosse una sana e silenziosa scorreggia. Loro, i potenziali altri, avrebbero finalmente avuto qualcuno con cui condividerla.
Il rito richiedeva un enorme gesto di altruismo: la scissione prevedeva infatti la creazione, ma anche la distruzione. Rodoass come entità unica avrebbe cessato di esistere per continuare a vivere sotto altre quattro forme, in cui si sarebbe diviso soltanto rinunciando alla totalità dei sensi e alla loro complementarietà.
L’arcano procedimento infatti si basava sul principio della Rinuncia Equivalente: “Per ottenere qualcosa, è necessario rinunciare a qualcosa che abbia il medesimo valore”, recitava la formula.
Rodoass pronunciò le sacre parole, le sue ultime. Chiuse gli occhi dopo l’ultimo sguardo alla Catena dei Femorali, portò le mani alle orecchie e conscio di essere prossimo alla perdita eterna della propria unicità e dei propri sensi, inalò dal naso un profondo respiro di vita… E attese… Attese… Attese. E poi scorreggiò.
Appena create, le nuove Divinità, scisse l’una dall’altra, sentirono un imprinting materno e paterno all’unisono, l’abbraccio alla loro primordiale esistenza immortale: il caldo soffio stallatico del loro generatore.
Finalmente, Rodoass aveva condiviso con qualcuno il suo etereo amore. Erano nati i Ratava.

 

 

 

 

 

Dialogo sulla Bellezza

In un giorno di nebbia, o forse no, C21, paladino dell’Amore, e H21, protettore dell’Estetica, si incontrarono.
L’odore di entrambi era molto intenso, e comunicava la forza di necessari interrogativi.
C21 sporgeva le labbra provocanti e generatrici di ogni carnalità, mentre H21 sbatteva la palpebra del suo occhio aperto alle forme e ai colori del mondo.
Fu C21 a uniformare il proprio odore per primo: “Sarà un caso se abbiamo un nome così simile? O forse c’è un nesso tra amore ed estetica? Ho sempre pensato che ciò che percepisco con questa mia bocca sia gradevole o sgradevole, e di conseguenza amabile o non amabile, in base al gusto, appunto. Ma, tu non puoi saperlo, col tuo occhio non degusti di certo!
Ho sempre pensato che dalla percezione estetica nasca il sentimento. E se invece la bellezza fosse intrinseca, a prescindere dal modo in cui noi riusciamo ad avvertirla? Se la perfezione interiore fosse qualcosa di non percepibile, aldilà della nostra odorosa portata?”
H21 si scrutò dentro… H21 amava guardarsi dentro. E, tenendo il suo occhio sbarrato, in ponderante assenza di emissioni, rispose così: “Se la perfezione non fosse percepibile, allora non avrebbe realtà alcuna. Come faremmo a stabilirne l’essenza, se non con i nostri unici sensi? Ciò che ami corrisponde al tuo gusto, al sapore che tu reputi positivo. Ma ti assicuro che spesso ciò che assaggi e che ami, alla mia vista è repellente e disgustoso. E tu hai anche il cattivo gusto di dire a me che alcune oscene esperienze estetiche che mangi siano buone? Se vi fosse una interna perfezione essa sarebbe percepibile, e io amerei senza dubbio ciò che tu ami, caro divoratore di vermi!”
C21 amava essere insultato, e, dopo un attimo di patetico giubilo, rispose: “Dunque è reale solo ciò che percepiamo? Ma la perfezione che immagino nei miei pensieri è reale, anche se per te è inconoscibile. Ciò che penso, ma non emetto con odori, è altrettanto reale di questa mia prolissa scorreggia. La perfezione esiste ed è pensabile, ma non conoscibile. Quindi ameremo per sempre le mere apparenze di ciò che ci si pone davanti? E come ben sai prima di apprezzare ciò che ho davanti, normalmente ci sbatto contro e poi lo mangio!”
H21 socchiuse l’occhio assumendo una smorfia di intensa concentrazione. H21 amava le sue smorfie.
PROOOOT. La terra fu scossa da una lunga flatulenza, forse priva di significato, ma certamente pregna di anestetico odore. La vibrazione fu talmente forte da dissolvere tutta la nebbia, o forse no.
C21 non indugiò oltre, allontanandosi per il fetore. Restò per sempre con il dubbio: quello di H21 era stato un grido di impotenza davanti all’irraggiungibilità della perfezione o una fisiologica emissione di gas? C21 amava rimanere nel dubbio.

 

 

 

 

 

Dialogo sul Valore

CIN4 e OS, guardiani rispettivamente di Verità e Ricchezza, si incontrarono vicino alle Fossette della Delizia. Il vento spirava forte, soffiando nelle orecchie di CIN4. Lui era l’unico Ratava a poterlo udire.
Fu OS a spezzare il silenzio odoroso dando fiato allo sfintere: “Ti ho chiamato perché ho bisogno di un saggio consiglio”.
“Dimmi tutto”.
“Se permetti prima vorrei trattare. Quanto ti devo?”
“Per cosa?”
“Per il tuo consiglio, ovvio”.
CIN4 piegava un orecchio, contrariato, ma anche incuriosito. “Non c’è bisogno di un pagamento”.
“Invece è necessario, altrimenti, quel consiglio non sarebbe mio, e che valore avrebbe? Nessuno. Io ho bisogno di un consiglio di grande, anzi, di immenso valore! E logicamente dovrebbe essere solo mio, su misura per me. Se valesse per tutti allora sarebbe un consiglio da poco”.
CIN4 ponderava con attenzione i messaggi odorosi di OS. Dopo qualche minuto l’aria fresca e ventosa fu riempita dal suo puzzo di risposta: “Un consiglio è di valore se è veritiero, nella mia logica. I consigli nati dall’invidia e dati per augurare il contrario di quello che l’interlocutore vorrebbe ottenere, quelli volutamente sibillini o quelli totalmente mendaci sono i peggiori: di infimo valore, per esprimermi secondo il tuo modo di toccare le cose”.
“Cominci a comprendere, finalmente. Dunque, quanto mi costa un tuo consiglio?”
“Se i consigli mendaci sono i peggiori, di bassissimo valore, i consigli sinceri sono i migliori, o meglio, lo sono per chi li pronuncia. Non è detto che ciò che qualcuno possa ritenere vero per sé funzioni anche per il suo prossimo. In ogni caso, rispetto ai consigli mendaci quelli sinceri sono di altissimo valore. Ora, in quanto Ratava di Verità e Saggezza i miei consigli non sono solo sinceri e veritieri, ma saggi e dunque validi per chiunque e anche per te. Visto che i consigli sinceri hanno un valore altissimo, direi che quelli saggi hanno un valore inestimabile, incalcolabile”.
“Dunque? Quanto ti devo?”
“Non saprei dirlo. Se dovessi calcolare il valore, esso sarebbe tendente all’infinito. Una cifra così alta da superare il milione di miliardi di supposte e creme per emorroidi”.
OS strinse i pugni nervosamente e scoreggiò per tutta risposta: “Aspetta un attimo…UN MILIONE DI MILIARDI di supposte? Ma io non le ho!… Lo sapevo che mi sarebbe costato troppo… Chiederò a C21, l’amore e i suoi consigli sono sempre in saldo, di questi tempi”.
“Va bene, fai come preferisci. Prima però toglimi una curiosità: qual era il quesito che volevi pormi?”
OS rispose: “Ci piace molto dialogare con l’olfatto, è vero, ma… Non si potrebbe fare qualcosa per questa puzza?”

 

 

 

 

 

Dialogo sull’Amore

CIN4, guardiano della Verità e della Saggezza, stava seduto sul margine del profondo Buco delle Meraviglie. Mentre era intento a sporgersi con il corpo verso il pertugio, per captarne con le orecchie i sensuali misteri, giunse C21, protettore dell’Amore e della Carnalità.
Con le sue labbra sensibili C21 aveva gustato la presenza dell’altro Ratava.
“Ti interessi di buchi?” lo apostrofò, emettendo una lieve flatulenza.
A CIN4, colto sul fatto, si arrossarono le orecchie: “La Verità sonda ogni aspetto del reale”.
“Dunque? Ti interessa la carnalità? O l’amore?”
“Entrambi, io mi interesso di ogni cosa”.
“Ma cosa ti interessa in particolare? Qual è la Verità sull’amore?”
“La Verità è che l’amore fa bene, ma fa anche male”.
C21 annusò l’aria meditabonda: “Con il sedere ci vuole delicatezza. Ma basta sapersi ingegnare”.
“L’Amore è tenace se sa piegarsi, è debole se si spezza con il primo vento”.
“Piegarsi è sempre consigliabile, questo è certo. E i gradi possono fare la differenza!”
“Vista la sua mancanza di stabilità e la casualità con cui potremmo amare per sempre o per un minuto, affermo che l’amore nella sua totalità sia, per gli elementi di rischio che gli sono intrinseci, da evitare il più possibile”.
C21 ribatté: “Sì, hai ragione, la durata conta molto, e varia di volta in volta. Ma addirittura evitare? Così si finisce dritti dritti in un mare di solitudine!”
“In definitiva, per la pace interiore, è meglio non legarsi a nulla la cui perdita possa causarci sofferenza. In definitiva è meglio non amare affatto”.
C21 sorridendo divertito gli rispose: “Certo, ora mi è chiaro perché passi le ore a guardare lascivo il Buco delle Meraviglie. Attento, i suoi turbini continui ti renderanno sordo agli odori”.
“Come?”

 

 

 

 

 

Dialogo sulla Forma

H21, guardiano della Bellezza e dell’Estetica, osservava la Valle della Libidine con il suo occhio vigile, aperto su un mondo solo per lui pieno di linee e colori, oltre che di odori.
Dal paesaggio circostante abbassò lo sguardo sul suo rotondo corpo. Strinse l’occhio, come infastidito da qualcosa.
Fu interrotto nel suo flusso di pensieri dall’arrivo di OS, protettore di Ricchezza e Possesso, che lo sfiorò con le sue calde mani.
OS emise un flusso d’aria lieve che fece ondeggiare l’erba circostante, ingiallendola dopo pochi secondi: “Ti sento pensieroso, i tuoi muscoli sono contratti. Tutto bene?”
“Non proprio. Sono perplesso. Guardo questi alberi, il prato, le rocce… Li trovo meravigliosi! Le loro forme ipnotizzano il mio sguardo e colmano il mio essere di stupore. So che tu non puoi vedere, ma sappi che questo mio corpo non assomiglia per nulla a quello che ci circonda. Se ciò che vedo intorno è sublime e io non vi somiglio affatto, allora forse sono tutt’altro che sublime. Più mi guardo, più mi vedo differente dal mondo che mi circonda e più mi trovo orrendo, quasi osceno. Vorrei cambiare questo mio aspetto da deretano. Se fossi ricco potrei riuscirci, secondo te?”
OS schioccava le nocche pensieroso e, sfiorando delicatamente l’altro Ratava, gli disse: “Ecco, ti sto toccando, anche se tu questo mio tocco non lo puoi percepire. Io tocco il mondo e come te convengo che esso sia sublime; ma come tu non senti questa mia mano non puoi percepire le somiglianze che io avverto tra noi e ciò che ci circonda. Guarda!”
OS si allungò verso un albero di pesche per coglierne una e la pose davanti all’occhio di H21: “Questo oggetto è il più simile a noi al tatto: liscio, caldo, in definitiva perfetto. Anche la sua forma è molto simile alla nostra, divisa in due metà da un solco”.
H21, guardando il frutto, rispose: “Non è come noi, non avverto alcuna flatulenza in emissione. Però in effetti il suo volume ricorda il nostro: tondo, curvo, compatto… C’è anche un buco in cima! Io non vedo nulla di perfetto, vedo solo un altro essere che per disgrazia assomiglia a noi: un altro oggetto terribilmente simile a un sedere”.
OS stupefatto proseguì: “Ma come, proprio tu che proteggi la bellezza non la vedi? La vera ricchezza, credimi, è proprio questa nostra forma!”
H21 fu illuminato da un pensiero: “Ora tutto mi è chiaro. Grazie!”
“Ma come? Ti basta? Non ti ho spiegato nulla…”
“Non è necessario. Ho capito che nessuno potrà mai avere il meglio dall’esistenza se non noi, e dunque siamo perfetti. Hai ragione, vagamente questo oggetto ci somiglia, ma non abbastanza per condividere i nostri privilegi”.
“Potresti riassumere la tua intuizione brevemente? Mi sembra di aver perso un passaggio. Dicevi prrr e prr, ok… E dopo prr?”
H21 assunse un’aria solenne e scorreggiando sentenziò: “Ascoltami attentamente, caro OS, perché questa mia frase determinerà il destino di chi un giorno popolerà la Terra. In questo mondo ci vuole culo, più culo che anima!”

 

 

 

 

 

Tempo di creazione

I 4 Ratava odoravano insieme sui Colli Rettali, era un pomeriggio in cui l’aria era densa di novità.
“Siamo troppo illustri e pieni di peti filosofici da fare, per essere soli! Non trovate?” esclamò CIN4.
“Come vorrei possedere degli sciami tutti miei a cui insegnare quello che so!” affermò convinto OS.
“Belli ed estetici!” cantilenò H21.
Intervenne C21: “Che inseguano l’amore e le sfrenate passioni!”
I quattro culi scorreggiarono all’unisono diffondendo nell’aria un olezzo di intesa e maliziose sentenze: “CHE SIANO ETERNAMENTE FELICI!”
Era giunta l’ora fatale della creazione degli Sciami umani. “Presto, CIN4, facci strada verso il Pozzo dei Novanta Gradi!”
C21 fu il primo ad iniziare: “Che sia Donna, che le mie rotondità l’accompagnino, sinuosa come un serpente, astuta come un falco, con un vezzo per l’amore e la passione!” (Che palle! Pensarono gli altri).
Intervenne OS polemico: “Che apprezzi il possesso, che sia disposta a vendere il suo corpo pur di ottenere ricchezza e tuttavia che sia vegana!”
“Che faccia tutto con saggezza non perdendo mai di vista la verità!” completò CIN4.
H21 se ne stette in disparte, la sua predilezione per bellezza ed estetica era offesa: “Sono stato scavalcato, biecamente ignorato, ma quello che non sapete è che la bellezza che cercate di sottintendere può essere ingannevole e apparente, ma unica. E così sarà!”
Fece quindi in modo che un riccio pelo nero, che soggiornava vicino al suo sacro buco, scivolasse dentro il Pozzo dei Novanta Gradi.
Il rumore fu assordante e dalle profondità del pozzo si intravide una figura venire fuori ricoperta di merda.
Le gambe erano lunghe ed eleganti, il busto proporzionato, il seno di una perfetta rotondità e abbondanza.
Il viso era ovale, contornato da due profondi occhi nocciola, da setosi capelli marroni e da una terribile peluria che le deturpava il viso.
“Cosa diamine è successo?” domandò sarcastico H21.
“Hai esagerato con la saggezza CIN4, adesso sembra un vecchio eremita della Catena dei Monti Femorali!” intervenne OS.
LadyPellis, così fu chiamata, si accucciò smarrita in un angolo a contemplare la sua peluria in eccesso.
H21, soddisfatto della lezione data ai fratelli, ricominciò il rituale nel tentativo di creare un altro meraviglioso Polar:
“Che la sua bellezza insorga dirompente, che il suo sorriso catturi le folle!”
C21 intervenne solenne: “Che parli d’amore con gioia e mestizia!” (Che palle! Pensarono gli altri).
“Che sia posseduto dal sole, che lo guidi nelle sue scelte!” disse OS.
“Il sole? La verità dovrebbe guidare l’uomo, non quell’insulso sole!” scorreggiò offeso CIN4.
Un pensiero maligno si impadronì delle sue natiche.
“A guardare troppo il sole ci si può scottare” esclamò.
Il rumore invase nuovamente lo spazio e dalle profondità del Pozzo venne fuori SolrosMan.
Tutto era come previsto, se non per il viso orrendamente deturpato da ustioni e pustole, un paradigma di nuova bellezza.
Nel silenzio generale dei Ratava, CIN4 completò la sua piccola vendetta agghindando il viso di SolrosMan con una coroncina di petali.
“Adesso sì che puoi seguire il sole, sembri proprio un Girasole!”
SolrosMan corse ad abbracciare LadyPellis, mentre le lacrime gli solcavano l’eritema sul viso.
Fu OS a rompere il silenzio con un peto dagli aromi stizziti al sapore di “Ricominciamo”:
“Che sia ricco e ingordo di ciò che offre il mondo, meglio se Donna!”
C21 seguì la voce del fratello: “Che sia piacevole da guardare!” (Che palle! Pensarono gli altri).
CIN4 prese parola: “Che conosca le più crude verità e ne faccia tesoro!”
“Che carpisca l’estrema contraddizione dell’amore!” concluse C21, e gli altri pensarono: Che palle!
La parola contraddizione fu petata con troppa enfasi, così enfatica da confondere il Pozzo dei Novanta Gradi che duplicò la creatura: due esseri e due menti distinte, le due donne incarnavano le contraddizioni del mondo.
Le sorelle corsero inciampando e ostacolandosi a vicenda verso gli altri fratelli Polar. I Ratava provati e sconfortati decisero di fare un ultimo tentativo.
L’odore di CIN4 si alzò al cielo: “Che la verità gli faccia da sentiero maestro, che sia il suo obiettivo ultimo!”
“L’amore lo accompagni per la via maestra” tuonò C21 (E che palle! Pensarono gli altri).
“Che il possesso non sia solo materiale, ma di conoscenza!” sancì la scorreggia di OS.
H21 completò il rituale: “Che la bellezza lo guidi sul sentiero da voi indicato, o fratelli miei!”
Dal pozzo comparve l’essere perfetto, che si avvicinò compassionevole ai suoi fratelli Polar.
“Vedete che aria compassionevole?” esultò CIN4.
“Ero troppo impegnato a pensare quanto fosse bello, a chi importa della compassione?” inveì H21.
“Osservate come guarda i suoi fratelli, come se fossero suoi sottoposti, dipenderanno sempre da lui!” si compiacque OS.
“Non è possesso, quello sguardo sottintende amore infinito!” concluse C21, mentre gli altri pensarono, è proprio un dito nel culo!
La diatriba si accese, chi dei 4 Ratava aveva maggiormente impresso la propria forma nell’ultimo dei Polar?
La discussione aumentò come il nauseabondo odore rettale che proveniva dai quattro culi. H21 risucchiò il braccio destro di SalamiMan nel suo orifizio: “Avvicinati a tuo padre!”
CIN4 risucchiò la sua gamba sinistra: “Senti le profondità della verità, SalamiMan!”
C21 pretese la sua parte iniziando a tirare il braccio sinistro e lo stesso fece OS con la gamba destra.
Tirarono così forte e con così tanta veemenza che gli arti della povera creatura si staccarono, riducendola ad una larva, che cadde al suolo stremata e tremante.
I quattro Culi si guardarono annoiati e spompati, avevano fallito la missione! Lentamente si dileguarono, lasciando i loro Polar primogeniti atterriti tra nubi di tristi scorreggie.
Il corpo martoriato di SalamiMan venne raccolto dai fratelli, bendato e poggiato su un tronco riverso.
C’era silenzio tra i quattro Polar, un silenzio carico di odori e significati. Gli stati d’animo erano molteplici e disparati. Solo uno mancava all’appello: la felicità.
I quattro Polar iniziarono a condurre un’esistenza caratterizzata da riflessioni sul mondo, legandosi a un particolare aspetto di esso che richiamava le predisposizioni dei quattro Ratava.
LadyPellis abbracciò il culto della bellezza proposto da H21, proprio lui che l’aveva condannata.
SolrosMan decise di dedicarsi al culto dell’amore, proprio quello che sentiva più distante da sé. Nei secoli scrisse pallosissimi poemi che in pochi avrebbero letto, ma apprezzatissimi dal suo Ratava dominante, C21.
Le AdulterSister, seppur in contraddizione, decisero di abbracciare gli ideali di OS. Arricchendosi di denaro e possedendo oggetti credevano infatti di ottenere una vita indipendente.
SalamiMan, il più livoroso per aver quasi toccato la perfezione e averla perduta, decise che avrebbe solo raccontato le verità più crude, per rendere meno truci le sue consapevolezze: fu così che si avvicinò a CIN4.

“O flautulenze mistiche, o miei avi!
Aspirazioni non sono per noi,
ma solo ispirazioni!
Se amore fosse tale,
cosa sarebbe dell’odio?
E tu che scendi dalla valle,
quanta erba hai pestato
per giungere sino a me?”

SolrosMan (dal Cantico del Prr e del chi cazzo è stato!)

C21: “Bellissimo!”

 

 

 

 

 

Storia di un grande amore

Si racconta che LadyPellis fosse felice un mercoledì.
Un mercoledì come tanti mercoledì tra milioni di mercoledì.
Il suo entusiasmo era evidente agli occhi degli altri tre Polar, che la guardavano quasi interdetti mentre giocherellava con la barba tra le dita.
“Credo che abbia perso il senno!” esclamò SalamiMan, rotolandosi goffo per arrivare alla sua ciotola.
“È innamorata!” disse sospirando SolrosMan, “È così bello l’amore, le farfalle nello stomaco… Ci pensate?”
“Fandonie, sono tutte fandonie!! – si irritò Salami Man, – L’amore non esiste! Il cuore non ha quella forma, serve solo a pulsare sangue e le farfalle nello stomaco prima o poi saranno digerite e faranno la fine che si meritano”.
I commenti sarcastici non turbarono la donna barbuta, che continuò a canticchiare imbellettandosi: era veramente innamorata.
L’oggetto del suo interesse era un Arber Suppostarum, volgarmente detto Albero delle Supposte. Lo aveva incontrato casualmente sul sentiero di ritorno verso casa. Se ne stava sulla soglia della strada irto e impetuoso… Così forte, così virile, così terribilmente maschio: l’aveva conquistata al primo sguardo.
Certo era silenzioso, ma la sua corteccia era scolpita ad arte e alcune delle sue sporgenze erano molto invitanti.
“Perché no?” aveva pensato LadyPellis. Con gli Sciami in libertà niente poteva essere più vietato. Gli omosessuali potevano salire sulle carrozze, i neri avevano appena ottenuto la libertà, le donne potevano prendere parola in un’assemblea ed era sicura di aver sentito di un contadino convolato a nozze con la sua mucca da latte.
Si recava da lui ogni mercoledì pomeriggio (non dal contadino, ma dal Suppostarum) e il tempo scorreva sempre velocemente: dibattiti etici, amplessi sensazionali, la barba intrecciata ai suoi rami, le foglie tra le sue gambe. Erano felici insieme: smossi dal vento dei Ratava, intrappolavano con medesima leggerezza ogni scorreggia fondendo i movimenti di peli e foglie.
Ma come in ogni storia d’amore subentrò presto la monotonia. Lui non l’ascoltava, ecco la verità! Non si curava dei suoi bisogni. Un pomeriggio lei decise di affrontare il problema:
“Albero, tu mi ascolti quando parlo?”
Nel silenzio le parse di sentire un sussurro:
“Anche io, tesoro!”
Ecco, ora ne aveva la certezza: lui non l’amava più. Eccoli i maschi: pigri, distratti, vuoti.
“Vorrei avere un bambino!” esclamò esasperata.
“Magari prendiamo un cane!” le parse di sentire.
Lentamente si alzò sconsolata:
“Basta così, è finita!”
Non ci sarebbe stato nessun lieto fine, nessuna storia epica, nessuno avrebbe decantato il loro amore.
Si avviò sul sentiero di casa singhiozzando, ciò che erano l’uno per l’altra era perso per sempre.
Gli occhi, appannati dalle lacrime, le permisero comunque di scorgere all’orizzonte “lui”, il lampione: cosi longilineo e snello, così pieno di luce, così acceso! Lui illuminava il cammino dei viandanti.
LadyPellis sorrise giocherellando con la barba tra le dita. La vita è piena d’amore, pensò felice.

 

 

 

 

 

Sapori di casa

Erano funghi, orridi funghi che spuntavano floridi tra le sue dita, a provocargli prurito.
Durante il suo tè dei centoquarantasette anni SolrosMan aveva fatto questa sconcertante scoperta.
“Come credi sia stata possibile una cosa del genere?” esclamò SolrosMan, rivolgendosi ad Analbella. La bambola se ne stava poggiata sulla sedia, guardando con occhi vitrei il suo commensale.
Analbella era una vecchia bambola di pezza alla quale SolrosMan aveva inciso con un punteruolo un sorriso perenne, che le dava un’aria inquietante e grottesca.
L’uomo girasole continuava irrequieto a infilare le dita nel punto di congiunzione tra alluce e secondo dito.
“Guarda è proprio qui, sembrano porcini. Mi sento come un girasole tra i porcini!”, ridacchiava sarcastico.
Immerse i piedi nel vecchio catino di LadyPellis, quello che lei usava per radersi, ancora profumato di Sapone di Marsiglia.
Il pediluvio portava beneficio, perfino i suoi petali sembravano più rigogliosi e Analbella continuava a sorridergli: stava funzionando.
L’acqua si tinse di un colore strano, la colorazione era simile a quella del tè che, ogni pomeriggio alle cinque, SolrosMan degustava con la sua amata bambola.
“Guarda Analbella! L’acqua è colorata, ed emana un ottimo profumo”.
Decise cauto di assaggiarla, immergendo il suo indice nel catino (slurp!).
Il sapore era speziato, con una nota pungente, ma dal retrogusto fresco. SolrosMan decise di non sprecare quell’acqua: sarebbe stato un crimine imperdonabile privarsi di una simile gioia per il palato!
Si avviò verso la cucina in cui covava un odore di stantio. Il banco da lavoro era invaso dai peli di LadyPellis e dalla bava del povero SalamiMan, ma non importava. Il progetto ormai era delineato e niente e nessuno gli avrebbe fatto cambiare idea.
Cercò tra gli scaffali la vecchia pentola di rame, doveva essere quello il suo posto, quando non veniva usata come vaso da notte da SalamiMan. Ed eccola saltare fuori in tutta la sua lucentezza, o quasi!
Gli odori si espandevano nella casa, il vapore si condensava sui vetri delle finestre e la fiamma tremula della lampada illuminava il viso dallo sfregio sorridente della povera Analbella.
I fratelli rincasarono all’imbrunire, trovando SolrosMan intento a fissarli sull’uscio. Il suo volto era contratto in una smorfia di sadico piacere e soddisfazione, e sudava da ogni pustola una gioia irrefrenabile.
“Ho cucinato per voi, fratelli miei! – a volte sa essere davvero patetico! – Un piccolo gesto per dimostrarvi il mio affetto”.
SolrosMan amava la gioia intorno a sé, i sorrisi erano decisamente la sua cosa preferita e Analbella era testimone silenziosa di questa sua sproporzionata passione.
I Polar si avvicinarono alla pentola fumante inghiottendo acquolina, tutti tranne SalamiMan, che rotolò fin oltre la pentola colando saliva…
Quella sera a tavola il menù prevedeva la nuova specialità della casa… Risotto ai funghi piedini.

Non è il tradire che…
Non è tra il dire e il fare che…
Un uomo non vive tradicendo e trafacendo,
un uomo tradisce nel tradimento.
Dove è dunque, o aria del tempo straniera,
dove è il piacere della tua traduzione?
Chi osa dire che sia là?
Chi osa dire che sia qua?
Il piacere è sempre tra…
Tra lalleru e tra lallà!
Il piacere è tra le dita, trapiace a me trapiace a voi,
tracotto e risotto, voilà!

SolrosMan (dal Cantico dei Funghi piaciuti)

 

 

 

 

 

SalamiMan e l’autoerotismo

Secondo la Genesi di sua grande culosità Rodoass, la masturbazione aiuta a distendere i sensi.
I sensi, i cinque sensi che Rodoass aveva deciso di scindere potevano riunirsi solo per una manciata di secondi in un evento particolare chiamato “orgasmo”.
La riflessione di SalamiMan in un lunedì pigro versava su questo, la masturbazione e l’orgasmo.
Aveva sentito nelle sue lunghe notti insonni gemiti indistinti provenire dalla stanza di LadyPellis.
“Lei sì che sa avvicinarsi a Rodoass!” aveva esclamato ridacchiando una delle gemelle.
SalamiMan era sempre felice di vedere la gemella sinistra (proprio lei!), così intimamente felice da apparire con una pistola carica tra le bende.
Eppure lui non poteva in alcun modo “avvicinarsi” a Rodoass. A lui, portatore di verità e giustizia, era impedito raggiungere… Sì insomma!
Una volta aveva provato a strofinare le sue voglie contro il tavolo su cui l’avevano magnanimamente poggiato. Ne conseguì, ahimè, un movimento ondulatorio assai buffo che provocò una sarcastica (e patetica) risata di SolrosMan: “Sembri un treno a vapore inceppato”, sogghignò.
SalamiMan aveva smesso, smesso di desiderare carnalmente qualcosa da tanto, tanto tempo.
Un giorno, un piccolo topolino uscì dalla sua tana nelle profondità del muro. Un fatto profondamente insignificante per SalamiMan che, immobile, scrutava la stanza e gli accadimenti per la maggior parte della giornata.
Poi la rivelazione! Suggerita senza volere da quel cialtrone di SolrosMan! Ogni treno a vapore che si rispetti nel suo percorso incontra una galleria.
Come raggiungere dunque quel buco? Con slanci potenti della testa, SalamiMan rotolò fino al margine del tavolo e si lasciò cadere con un tonfo sordo.
Il naso faceva male. “Guarda cosa mi tocca fare per avvicinarmi a Rodoass! “pensò.
Si trascinò poi per tutta la stanza arrivando al buco delle meraviglie ma… Quel pertugio era troppo in alto, impossibile da raggiungere anche per i più tenaci, come avrebbe mai potuto fare? La sua missione sembrava fallire…
Rimase per ore sul pavimento aspettando il ritorno dei suoi fratelli Polar. Scoraggiato e deluso esclamò: “Oh mio Ratava, perché mi hai abbandonato?”
La terrà fu scossa da un fremito, il sole si eclissò e la casa divenne buia.
Poi il vento fresco di una scorreggia inondò le valli con uno strano aroma. Dinnanzi a SalamiMan si manifestò C21, che sorrise amichevole con la sua immensa bocca.
“Figlio mio, ti dico che nessuno ti ha abbandonato!” esclamò con tono solenne il grande culo.
“Il piacere mi è negato, guardami, sono un vinto! La mia verità è quasi sempre un dubbio, i miei sensi non possono più sopportare tanta abnegazione”.
Una flatulenza leggera alzò le vesti di SalamiMan lasciando il suo corpo scoperto e vulnerabile. C21 si avvicinò spalancando la sua bocca divina… E fu pace.
“È in fine questa la misericordia dei miei Dei!” gridò SalamiMan boccheggiando e sbavando.
I fratelli Polar rincasarono all’imbrunire, trovando Salami Man riverso al suolo in uno stato di estasi. Quel giorno, SalamiMan aveva provato il gusto divino, anzi il gusto del divino.

 

 

 

 

 

Visioni comuni

“Lascia!”
“No, tu lascia!”
“Adesso tocca a me!”
“No, adesso tocca a me!”
“Togli le mani!”
“No, è mio!”
“Togli le mani, brutta stupida!”
“Condannate da un lembo di pelle” pensò furiosa W, guardando sua sorella C.
Un lembo di pelle che le impediva di diventare una vera star, una ballerina. Un lembo di pelle che la legava ad una umana zavorra.
“In fin dei conti C sei cosi sciatta! Com’è possibile essere così identica a qualcuno eppure così diversa!”
A truccarsi, W era sempre stata la più brava, nella vita era la più simpatica, a scuola aveva finito le elementari un anno prima! E anche a letto… Nonostante C, W se la cavava molto bene.
Un tempo, appena compiuti i tremila e quattrocento e diciotto anni, si erano entrambe “iscritte” al ballo delle debuttanti. Avrebbero di certo trovato due bellissimi cadetti della marina con cui ballare indimenticabili valzer! E li trovarono… E W, avrebbe ballato benissimo se soltanto C non l’avesse spinta indietro continuamente… Le AdulterSister, a quel ballo, si strapparono i vestiti a causa di una discussione che a dire il vero coinvolse anche i loro accompagnatori, poi espulsi con demerito dalla marina per atti osceni in luogo pubblico!
Era tutta colpa di C, o almeno così pensava W… Infatti non potendo ballare in senso antiorario, con C che arretrava e W che avanzava, provarono a ballare in senso orario, causando subito malumori in pista che degenerarono ben presto in insulti e spintoni. Allora i quattro si appartarono nel giardino, per chiarirsi e magari tentare di placare le reciproche ire bevendo qualcosa… E ci riuscirono. Il cadetto di W strinse la mano al cadetto di C e brindarono, C tentò di abbracciare W, W guardò negli occhi il cadetto di C, il cadetto di C guardò negli occhi C, o forse era W, il cadetto di W strinse la mano destra a W, o forse era la sinistra di C… E si baciarono! E si toccarono! E… Si ingelosirono e si menarono!
Chi baciò chi (inizialmente) non è importante, perché quella serata terminò in questura: furono accusati di atti osceni luogo pubblico con l’aggravante dell’orgia, che il codice penale definiva “amore di gruppo”. Ma quale amore! W odiava C e C non era da meno.
C, anni dopo, osservava sua sorella spazzolarsi i capelli e pensava che avrebbe voluto ucciderla. Un colpo di stiletto in fronte e fine dei guai: ciao sono C e questa è la carcassa di W.
Come quella volta in cui W la umiliò!
“La nostra grazia ci è data da un lembo di pelle!” disse falsamente W guardandola con un occhio. “Un lembo di pelle che ci ha reso delle star nonostante tutto. Vero, non ballerine! Ma pur sempre stelle! Un lembo di pelle che ci lega indissolubilmente!”
C rispose: “Grazie sorella! È così sensazionale essere identici! Essere in due eppure essere un’unica cosa!”
“E poi a letto siamo il sogno di qualsiasi uomo!” aggiunse W.
C osservava sua sorella spazzolarsi i capelli e pensava che avrebbe voluto abbracciarla, una stretta forte e fine dei problemi, fine di secoli di liti furiose, invidie e incomprensioni.
Ma poi a W cadde la spazzola a terra, C si inchinò veloce per raccoglierla, W fece un ponte improvviso sulla schiena: contrattura del nervo sciatico per W, ernia del disco per C.
Mentre l’ambulanza le trasportava in ospedale, C fece per allungare la spazzola a W…
“La tua spazzola!”
“Puttana!”
“Volevo solo aiutarti!”
“Fanculo! Brutta stronza. E sia chiaro che sarò io la prima ad essere operata!”

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